Cominciava a far buio.
Marco strinse il telecomando fra
le mani, e scrutò l’uomo nello schermo. Normalmente non avrebbe perso tempo a
guardare certe porcherie in tv, ma quella sera, a quanto pareva, avrebbe fatto
un’eccezione.
“Chiamiamo sul palco l’aspirante
velina numero 5” disse Ezio Greggio, e tutto il pubblico fece un applauso.
Marco continuava a guardare lo schermo, freddo, impassibile, immobile.
Era strano. Era come se avesse la
testa da un’altra parte e, allo stesso tempo, come se stesse studiando
attentamente l’uomo in tv, che al momento era occupato a parlare con una
ragazza alta circa un metro e ottanta con i tacchi, bionda, carina, con due
occhi grandi che davano come l’impressione che dietro non ci fosse traccia di
materia grigia.
“Che spettacolo hai preparato per
stasera?” chiese il presentatore impaziente.
“Canterò una canzone di Francesco
De Gregori” rispose l’aspirante velina numero 5.
“Benissimo” fece Ezio Greggio, “e
quale ci canti? La mia preferita è Alice
guarda i gatti e i gatti guardano le alici”. Il pubblico rise. Anche la
concorrente rise, e si finse imbarazzata.
Dopo l’esibizione canora della
concorrente numero 5, Ezio Greggio presentò Penelope Cruz, e salì sul palco un
uomo sulla sessantina con un vestito rosso e una parrucca. Tra il pubblico si
sentirono grasse risate. La ragazza bionda e alta guardava Penelope Cruz con un
sorriso compassionevole.
“E lei sarebbe Penelope Cruz?”
chiese Ezio Greggio con fare divertito, e il vecchietto rispose: “Seguro!”
Tutti risero, e a quel punto
Penelope Cruz lasciò il palco salutando il pubblico.
Marco era sempre lì, spaparanzato
sul suo divano, con solo la testa e le spalle appoggiati allo schienale, e col
telecomando stretto in una mano, come un bambino che guarda un film dell’orrore
e si tiene pronto per cambiare canale nelle scene più spaventose.
Davanti al divano c’era un
piccolo tavolino, sopra il quale c’erano una birra e un pacco di patatine già aperto.
Marco si chinò verso il tavolinetto, prese due patatine e si mise a sgranocchiarle,
senza distogliere lo sguardo dal televisore.
Fu allora che Ezio Greggio disse:
“Uan, ciu, tri, stacchetto!” e
l’aspirante velina bionda si mise a ballare sulle note del tormentone
dell’estate, una canzone molto festaiola, estiva, che non a caso faceva da
sottofondo musicale anche a una nota pubblicità di gelati. La ragazza bionda
ballava in modo molto provocante e, anche se si era finta innocente e timida
per tutto il tempo, era chiaro che voleva che tutti guardassero il suo culo.
Per la concorrente numero 6 la
scena fu analoga. Poco dopo arrivò il momento di aprire la busta contente il
numero della vincitrice.
Ezio Greggio la aprì e guardò il
numero curandosi di non farlo vedere alla telecamera.
“La vincitrice è la concorrente
numero…” passarono circa tre minuti. “La concorrente numero 7!”
Ci fu un attimo di silenzio, poi
il pubblico rise perché la concorrente numero 7 non esisteva. Risero anche le
sei aspiranti veline.
“La vincitrice è la concorrente
numero…” ripeté Ezio Greggio.
Marco improvvisamente si mise a
cercare un qualcosa che probabilmente era incastrato fra i materassi del divano
e tirò fuori un cellulare. Fece un numero, e attese solo qualche secondo.
“Pronto?” rispose una ragazza.
“Ciao”.
“Che hai? Stai ancora pensando a
quella faccenda di cui parlavi ieri sera?” si affrettò a chiedere la ragazza.
Dalla voce si intuiva che non era italiana, probabilmente veniva dall’est.
Comunque parlava l’italiano piuttosto bene.
“Sì” rispose Marco, con voce
ferma.
“E cos…” provò a dire lei, ma Marco
non la lasciò finire. “Dobbiamo farlo. Devi farlo” tagliò corto.
“Non lo so,
Marco…” titubò lei. Intanto Ezio Greggio aveva decretato vincitrice l’aspirante
velina numero tre. Le misero la corona, e le altre cinque ragazze andarono ad
abbracciarla, fingendosi felici per lei.
“Stammi a sentire, Irina. Vuoi
diventare famosa o no?” fece Marco alzando la voce, come se avesse già perso la
pazienza.
“Sì, sì, è solo che… non in
questo modo, ecco” spiegò Irina.
“È il modo più efficace, credimi”
ribatté Marco.
Il giorno seguente Irina era
irreperibile. Marco provò a chiamarla diverse volte, ma l’unica voce che sentì
provenire dal suo cellulare fu quella della signorina della Vodafone, che Marco
aveva sempre immaginato come una cicciona bionda dai modi gentili.
Verso le otto di sera, Marco
decise di andare a trovare Irina nel suo appartamento. Abitava in un quartiere
umile, ma tutto sommato tranquillo, senza troppi criminali.
“Chi è?” chiese Irina quando
Marco citofonò.
“Io”.
“Sali”.
Marco salì le scale per due piani
e trovò la porta aperta. Entrò e chiuse.
Irina era in cucina, intenta a prepararsi
qualcosa per cena. Aveva due occhi che ricordavano il ghiaccio. I capelli erano
neri e lisci, unti di olio. Era tutta sudata. Indossava dei pantaloncini
apparentemente molto comodi e una
canottiera bianca che lasciava intravedere i capezzoli in trasparenza.
C’era un piccolo televisore,
posto su un mobile in un angolo. In quel momento davano il telegiornale.
“Che cazzo di caldo che fa qua
dentro” disse Marco senza salutare.
“Ci sono i fornelli accesi”
spiegò lei.
“Beh, che fine avevi fatto?”
“Ho avuto da fare”.
“Certo” borbottò Marco fra sé,
“come no”.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
Entrambi erano sovrappensiero. Passò, forse, mezz’ora, quando una voce
proveniente dalla televisione richiamo la loro attenzione. Si girarono, e
guardarono lo schermo senza dire una parola.
“Sono venuta con mia madre” disse
la ragazza affianco ad Ezio Greggio, e indicò una signora.
“Ma sembra tua sorella!” esclamò
il presentatore, e la donna, palesemente di una certa età, si mise a ridere,
lusingata.
Marco e Irina continuavano a
guardare lo show, nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare. Poi Marco
ruppe il silenzio. “Senti, io lo dico per te”.
“Lo so che lo dici per me”
ribatté Irina, “lo so! Me l’avrai detto un migliaio di volte. È che non sono
sicura. Non so se voglio farlo davvero. Non so se è così che voglio diventare
famosa”.
“E io ho sentito mille volte
questa risposta!” si spazientii Marco. “Basta, me ne vado”.
Fece per andarsene, poi si fermò.
“Saresti perfetta, Cristo. Sarebbe tutto perfetto se tu mi dessi retta.
Diventeresti famosa in un attimo, credimi”.
Irina non rispose. Si diresse
verso la finestra. Si affacciò, e fisso la strada.
Marco, che si aspettava una
risposta, questa volta se ne andò infuriato. “Fa’ come vuoi, sul serio. È la
tua vita, perciò fa’ come cazzo vuoi”. Sbatté la porta. Irina poco dopo lo vide
sulla strada che camminava a passo svelto, coi pugni stretti.
Irina era turbata. Avrebbe voluto
urlare a Marco, dalla sua finestra, un sacco di cose. Decise però di stare
zitta. Sapeva che Marco aveva ragione, tutto sommato. In fondo, era quello che
voleva anche lei, no?
Marco non riuscì a dormire. Prese
sonno solo verso le tre di notte, quando d’un tratto squillò il cellulare. Per
un attimo gli parve di sognare, poi capii che il telefono squillava sul serio.
Allungò la mano verso il comodino e lo prese.
“Pronto” rispose.
“Voglio
farlo” disse Irina.
“Arrivo”.
Marco corse nel piccolo monolocale
di Irina. In strada non c’era nessuno. Quando gli aprì la porta si catapultò
verso di lei e le infilò la lingua in bocca, e dopo un lungo bacio appassionato
le mostrò una bottiglia di spumante scadente che aveva comprato per l’occasione.
“Dobbiamo festeggiare” disse, e lo stappò. Irina prese due bicchieri dalla
credenza, e Marco ne versò un po’ a tutt’e due.
“Allora” iniziò lui entusiasta,
“mettiamoci a lavoro. Vuoi partecipare come bionda o mora?”
“Che importanza ha?” chiese lei.
“Beh… anzi, sai che ti dico? Che
importanza ha? Stasera voglio solo festeggiare. Vedrai, la gente guarderà solo
te. Si dimenticheranno delle altre cinque correnti. Sarai tu la protagonista”.
“Dici?” chiese Irina sorridendo.
“Sarà la tua serata”.
Si scambiarono un bacio.
“Ma ora non è questo
l’importante” fece di nuovo Marco. “Adesso festeggiamo. Vieni qui” la baciò
ancora, “scopiamo”.
Sul palco era il momento degli
ultimi preparativi. Qualcuno controllava che per l’audio fosse tutto a posto,
qualcuno provava le luci. C’era già un sacco di gente.
In mezzo a tutta quella
confusione, Marco cercava di incoraggiare Irina. “Sarai fantastica, sarà tutto
perfetto, vedrai. Come ti senti?”
“Benissimo. Come ti sembro?”
“Sei bellissima”.
Irina sorrise. Aveva i tacchi
alti, e indossava una camicetta scollata e un paio di short. Tutto d’un tratto
si fece cupa.
“Stai tranquilla” la rassicurò
Marco. “Andrà tutto bene. Devi fare solo quello che ti ho detto. Quando ti
chiederà che cos’hai preparato, tu fai quello che devi fare. Sarà un successo,
tutti parleranno di te”.
“Ok” disse lei rincuorata, “sono
pronta”.
“Stanno per iniziare, credo. Io
vado. Ci vediamo dopo lo show. Forza e coraggio. Dammi un bacio. Ecco, così. A
dopo”.
“A dopo, amore”.
Salì sul palco il Gabibbo, che
salutò tutti e presentò Ezio Greggio. Il presentatore non si fece attendere ed
esordì con una serie di giochi di parole che fecero sganasciare dalle risate
tutti i presenti, a parte Marco.
Irina era la concorrente numero
4. La prima concorrente raccontò una barzelletta, e durante lo stacchetto diede
a tutti l’impressione di essere un pezzo di legno. La seconda fece l’imitazione
di Berlusconi, e ballò abbastanza bene. La terza aveva le tette grandi, interpretò
alcuni dialetti della penisola, e più che ballare si limitò ad agitare le
tette.
“Chiamiamo sul palco l’aspirante
velina numero 4” annunciò Ezio Greggio, e Irina si presentò a salutando tutti
con un’espressione che aveva l’aria di essere un sorriso.
“La concorrente numero 4 si
chiama Irina Petrescu. Sei nata in
Italia, Irina?”
“No” rispose lei timidamente,
“sono nata a Bălți. Sono venuta in
Italia cinque anni fa”.
“Oh” fece Ezio Greggio, “e quanti anni hai?”
“Ventitré”.
“Sei venuta qua da sola?” chiese Ezio Greggio come di consueto.
“No, oh…” Irina cercò Marco tra il pubblico, lo trovò quasi subito. “Sono
venuto qui col mio fidanzato, Marco”. E lo indicò.
“Benissimo, salutiamo Marco!” si entusiasmò Ezio Greggio. “Complimenti,
hai una ragazza bellissima”. Marco sorrise e fece un cenno con la testa come
per dire “grazie”. Sembrava seccato.
Seguirono tutte le altre domande che facevano parte della prassi. Mano a
mano che passava il tempo, Marco sembrava sempre più impaziente. Tutto solo in
mezzo a tutta quella gente.
“Allora, Irina” fece finalmente Ezio Greggio.
“Che numero hai preparato per stasera?”
Irina scambiò uno sguardo d’intesa con Marco, poi disse: “È una
sorpresa”. Sembrava molto nervosa. Anche Marco lo era.
“Benissimo” disse Ezio Greggio, “allora ti lascio il palco tutto per te”.
“Oh, no” si affrettò a chiarire Irina. “Questo numero richiede anche la
tua presenza”.
“Ah, va bene, ma… qui davanti a tutti?” scherzo Ezio Greggio. “C’è anche
il tuo fidanzato, dai”. Tutti risero. Questa volta rise anche Marco,
sarcasticamente.
“E va bene, facci vedere cos’hai preparato”.
Irina avanzò di due passi verso il pubblico e fece un grosso sorriso a
tutti. Sì fermò un attimo a cercare lo sguardo di Marco ancora una volta. Lui
la guardò, le fece un sorriso e annuì.
Irina s’infilo la mano negli short e tolse fuori una piccola pistola, che
tutti immaginarono fosse un giocattolo. “Sei una poliziotta?” si affrettò a
dire Ezio Greggio. Irina non rispose, si girò verso di lui e gli sparò un
colpo. Lo colpì in pieno volto, fracassandogli la testa. Frammenti di cervello
andarono a colpire i giurati, ed il corpo cadde a terra. In pochi secondi si
formò un lago di sangue.
Tutti i presenti fecero per scappare, poi Irina gettò la pistola a terra,
facendo capire di aver finito. Si fermarono tutti. Ci furono attimi di
silenzio. Silenzio assoluto.
Poi il caos. Tutti urlavano, piangevano, si disperavano. Tutti guardavano
Irina. Il corpo senza vita di Ezio Greggio era uno spettacolo raccapricciante
al quale nessuno voleva assistere. Solo Marco riusciva a guardarlo. Poi anche
lui guardò Irina. Si guardarono. Marco le fece un sorriso; lei ricambiò.
Le altre aspiranti veline erano spaventate, disgustate, disperate.
Soprattutto le concorrenti numero 5 e 6. “È terribile” continuavano a dire
piangendo, “non ci esibiremo più”.
Alla fine non hai cambiato nulla eh?
RispondiEliminano, sono pigro e contrario questo tipo di pratica. prima o poi dovrò cambiare idea, lo so. ah, e poi veline è finito.
RispondiElimina